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Domenica 13 Marzo - Assemblea con i giovani

domenica 13 marzo 2011

“La ricerca del regno di Dio si attua concretamente nel cercare e trovare, per poi attuare, le soluzioni valide a risolvere i problemi propri di questo immenso campo d’azione che abbraccia tutte le attività intese a fare sempre più umana la vita personale, familiare e sociale. Perché questo avvenga, il momento creativo esige la:
a) Competenza scientifico-tecnica proporzionata alla funzione che il fedele laico esercita e al livello a cui la esercita. E’ falsa la posizione di chi pensa, che al fine indicato sia sufficiente l’essere, come si dice, un buon cristiano;
b) Competenza di giudizio storico, che vuol dire tener conto delle tendenze in atto nei vari campi nei quali si sviluppa l’azione dell’uomo, in forza del movimento o dinamismo cui obbedisce la storia, con la capacità di cogliere quanto di positivo quelle tendenze recano per sé per lo sviluppo dell’uomo e cioè per un progresso a misura di uomo “.


Quella appena letta è una citazione da “ Per una nuova maturità del laicato” di Giuseppe Lazzati, politico e intellettuale italiano, proclamato Servo di Dio dalla Chiesa cattolica, di cui è in corso la causa di beatificazione. Dopo la Laurea in letteratura Cristiana Antica, Lazzati partecipò alla Seconda Guerra Mondiale per poi essere internato nei campi di concentramento nazisti. Rientrato in Italia partecipò alla ricostruzione della vita civile del paese nel dopo-guerra. Nel 1946 entrò nella direzione nazionale della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea costituente e alla Camera dei deputati nella I Legislatura. La figura di Lazzati ci ha aiutato a riflettere su un tema quanto mai attuale, “Il mondo che faremo. Mi impegno io e non gli altri”. L’impegno di cui abbiamo parlato è dunque quello politico ma non nel senso usuale del termine. Politico deriva dal greco polis, che era la città. Anche nella dottrina cristiana c’è una disciplina che studia proprio la tematica politica cioè cosa è il bene della città, il bene pubblico. Come abbiamo detto, Lazzati fu un padre costituente, cioè fu tra gli incaricati a redigere la Costituzione Italiana dopo il Referendum del 1946. Non fu semplice mettere d’accordo le varie culture dell’epoca; vi erano infatti idee molto diverse tra cui la cultura cattolica, i socialisti-comunisti e i liberali. Insieme abbiamo letto qualche articolo della Costituzione. L’articolo 1 per esempio, sembra breve e scontato, e invece non lo è affatto! Anzi è stato uno dei più discussi, per la centralità che è stata data al lavoro.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Vi furono accese discussioni tra cattolici e comunisti per l’altissima dignità che questo articolo conferiva al lavoro; veniva cioè riconosciuto come valore, come elemento che realizza l’uomo. Nell’ottica cristiana, come diceva Lazzati, il lavoro serve per vivere e per realizzarsi come essere umano.
La Costituzione sottende un concetto molto forte e cioè quello che esista un bene comune. Non fu facile far passare questa idea; come premessa le varie fazioni e culture dovettero superare il pensare al proprio bene immediato. Questo vale anche per noi; pensare in avanti, oltre a noi stessi, significa abbandonare una sorta di egoismo e capire che vi è qualcosa oltre, che vale per tutti. Proprio di questo si occupa la Dottrina Sociale, la disciplina sociale della Chiesa che opera tramite le Encicliche dei Papi. La giustizia è vista cioè come planetaria e non solo confinata a chi la pensa come noi. Le alternative a questa visione globale quali sono? A chi non è capitato di dire o sentire frasi del tipo “ Cosa posso fare io?,” “ fanno tutti così” o “ Non posso farci niente”. Queste frasi dimostrano un interesse privatistico che deve essere superato a favore della cosa pubblica. Un principio fondamentale della chiesa è la sussidiarietà cioè l’operare dal piccolo per il bene comune, e non aspettare che la soluzione arrivi dall’alto. Come si traduce questo nella vita civica di tutti noi? Si traduce agendo a livello dei comuni; agendo cioè nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ecosistema. E’ la Bibbia a dire che all’uomo è stato dato il giardino, e lui se ne dovrebbe fare custode ed amministratore.

Dopo questa introduzione ai ragazzi è stato chiesto di disegnare la loro città ideale, come in un piano regolatore. I risultati sono stati come sempre interessanti e non scontati, e ci hanno permesso di capire che forse non è poi così tanto vero che ai giovani non interessa la politica. Forse i ragazzi di oggi sono solo scoraggiati dalle notizie di attualità, ma questo non significa che non abbiano idee e proposte. Dovrebbero tutti impegnarsi, come detto anche prima, a superare le difficoltà iniziali e pensare che una loro idea potrebbe servire a tutti, come bene comune.

Dalle tre mappe delle città ideali capiamo che i ragazzi non sono superficiali. Nessuno si è dimenticato infatti di spazi comuni destinati agli anziani o ai meno fortunati ( case famiglia, spazi per volontariato, ..) o di luoghi di culto destinati ad altre religioni. Molto spazio nelle varie “ città” è stato riservato alla cultura, con teatri e musei. Non mancavano certo le attività produttive, ma particolare interesse si è concentrato sul settore terziario cioè sui servizi così da non dover “costruire” fabbriche che potevano inquinare la città. A tal proposito qualcuno ha anche costruito pannelli solari così da limitare ulteriormente l’inquinamento della città.

Appuntamento con l’ultimo ritiro dei giovani il 17 Aprile, Giornata Mondiale dei Giovani.