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Indizione della Visita Pastorale con il Vescovo

martedì 28 agosto 2012

Indizione della Visita Pastorale con il Vescovo
Omnes Salvos Facere
Anche nel vicariato di S. Pio X
 
Mercoledì sera, 1° giorno di primavera, il vescovo ha presenziato nella nostra chiesa al rito di apertura della visita pastorale nel vicariato che inzierà in autunno.
Erano presenti tutti i sacerdoti delle 28 parrocchie.

Il vescovo ci conferma come credenti nell'unica fede, che in Cristo siamo salvi per la Vita Eterna. E' il senso dell'icona scelta dal vescovo per la sua visita pastorale e posta dietro l'altare che mostra S. Paolo che conferma le Chiese da lui visitate, secondo At  14,21-28: "...ritornarono a Listra, Iconio e Antiochia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede...". 

"L'invito è per tutti, dobbiamo trasmettere, annunciare, questa fede a figli e nipoti, anche se ci costa fatica..."
Sia così per il vicariato una nuova primavera dell'annuncio della fede.

Riporto le frasi salienti dell’omelia:

“E’ sempre utile, leggendo brani di vangelo, collocarli nel loro contesto che poi descrive il percorso del discepolo che ha scelto di seguire il Maestro e si nutre delle parole di chi “ha visto e la cui testimonianza è vera” (Gv 21,24). Gesù è ormai entrato in Gerusalemme per l’ultima volta, da lì uscirà risorto. La conclusione evidente è che non è mai semplice riconoscere Dio che ci svela il suo amore, perché supera sempre i nostri schemi umani. Per questo dobbiamo essere molto attenti. E difatti sembra irreale l’atteggiamento degli invitati che snobbano l’invito a pranzo del re, per le nozze del figlio: segno evidente della scarsa incidenza, anzi quasi nulla, del rapporto di questo re con la loro vita. Non solo trascuravano l’amorevole invito del Signore a osservare e conservare l’alleanza, ma facevano tacere anche la voce scomoda dei profeti che ne richiamavano continuamente la fedeltà.
Il racconto è chiarissimo: da una parte questo re, molto aperto, che invita al suo pranzo, per il quale sono già preparati i suoi animali ingrassati; dall’altra ci sono gli invitati che vanno al proprio campo o ai propri affari. Ecco il nocciolo della narrazione e dell’insegnamento di Gesù: questi invitati non sono affatto disponibili a mutare il centro dei loro interessi: hanno già abitudini, occupazioni e progetti nei quali la loro esistenza si esauriscono. Dio invece chiede di uscire dall’orizzonte terreno, per partecipare a una festa il cui significato ne supera il limite, perché è la pienezza di gioia, di vita e di felicità ciò a cui tende l’uomo anche oggi. Però occorre avere la forza, e soprattutto la fiducia di credere che ciò che lui ci propone non è per la “sua gloria” intesa come un suo vantaggio, sua gloria è proprio quando è a nostro favore. Di ciò che è suo, lui non è geloso; lo tiene in serbo per noi, anzi ce lo prepara come su una mensa imbandita: è la mensa, la tavola alla quale egli ci invita a sedere come uno di famiglia e dove addirittura lui si fa nostro servitore. “Passerà lui a servirli” (Lc 12,37).

Questo è il senso principale della Visita pastorale. Il Vescovo, venendo tra voi, invita a una festa che ci fa guardare oltre, perché offre consistenza alla nostra speranza di felicità, fondata su qualcosa che è già avvenuto: la vicenda di Gesù, uomo come noi, crocifisso, morto e sepolto ma risuscitato, pegno e garanzia della mia e della vostra risurrezione. Noi siamo chiamati a una vita che risorge, perché il Signore vuole così. Questo banchetto, non è semplicemente un dono capace di rendere migliore la vita di quaggiù, già adesso; è il banchetto della Vita Eterna la cui certezza ci viene donata nella partecipazione eucaristica al Corpo e al Sangue di Gesù. Lo scopo della Visita pastorale è appunto di aiutarci a perseverare in questa fede. Di qui sorge la necessità di costruire vere comunità di fede come le prime comunità apostoliche che si sono venute organizzando così, attorno alla Parola di Dio e ai sacramenti.
L’invito è per tutti, raccolti perfino ai crocicchi delle strade, senza preavviso; cioè nei luoghi dove la vita porta in ogni dove e dove passano tutti, buoni o cattivi. Non possiamo accontentarci di custodire le tradizioni che abbiamo ricevuto in eredità: dobbiamo sentirci chiamati ad annunciare a tutti, nessuno escluso, che la partecipazione alla vita di Dio è l’opportunità più grande che lui offre all’umanità di ogni tempo. (Benedetto XVI). Dobbiamo cominciare ad essere coloro che trasmettono la propria fede ai figli, ai nipoti, che parlano di questo, del proprio cammino di fede, forse abbiamo vergogna di questo, facciamo fatica…
E partecipare al Regno di Dio è l’invito che trasforma l’esistenza.

Chi ci apre il cuore all’annuncio della salvezza, alla speranza della risurrezione, al compimento felice della nostra esistenza, alla continuità degli affetti, alla resistenza dell’amore oltre il tempo, alla consolazione dei poveri, al sostegno degli umili, a rendere giustizia agli oppressi, insomma a ciò che ci fa superare l’orizzonte umano incapace di offrire risposte alle insopprimibili domande di vera felicità? È il compito della comunità cristiana, e la comunità cristiana sono tutti i battezzati, radunati attorno alla Parola e all’Eucaristia, con i propri pastori: vescovo e sacerdoti, ognuno portandosi la sua parte di corresponsabilità e a offrire ciò che può di collaborazione fattiva.
Allora il vero abito nuziale da indossare per non fallire la vita è Gesù! Con il battesimo, ci “Rivestiamo del Signore Gesù Cristo” (Rm 13, 13s), e “abbiamo gli stessi sentimenti di Gesù” (Fil 2,5): sono i sentimenti che l’hanno portato a guarire i malati [per la loro fede e per la fede degli altri], a preferire i piccoli e i deboli, a diffondere perdono e speranza nel cuore dei peccatori, a salire sulla croce e morirvi senza colpa per accompagnarci tutti alla Pasqua della Vita Eterna”.
Le Unità pastorali, altro non sono che un tentativo di risposta alle attuali necessità, caratterizzate soprattutto dalla fragilità di una fede spesso ancorata più a gesti e abitudini tradizionali, che purtroppo non hanno più presa soprattutto per il mondo giovanile, perché non appaiono e in realtà non sono riferimento concreto, a una vita che vale la pena di essere vissuta. Cosa ci offre questa fede, si chiedono i giovani? Dobbiamo riappropriarci della responsabilità della testimonianza personale e comunitaria, che è la risposta al dono della fede: non possiamo far mancare questo annuncio a chi ci è vicino. Come mai è così difficile parlarci di fede, di bontà, di speranza, di amore cristiano, mentre ci parliamo di tutto il resto?
Chiediamo a Maria che ha abbracciato Gesù risorto, la forza di credere tenacemente nella beatitudine riservata a coloro che, pur non avendo visto, crederanno”.


Il vescovo ci ha benedetti chiedendoci di portare, la sua benedizione a tutti, perché tutti siamo nelle mani di Gesù.

Se desideri ascoltare l'omelia intera, clicca qui.